Naya Carlo Venezia S Giorgio Mayore

L’Abbazia di San Giorgio Maggiore si trova sull’omonima isola al centro della laguna veneziana, davanti al bacino di San Marco. Il precedente edificio del monastero benedettino, che risaliva al X secolo, venne distrutto da un terremoto nel 1223, mentre gli edifici attualmente visibili furono costruiti tra il XV e il XVII secolo. Parte del complesso è la grande Basilica di Andrea Palladio, completata nel 1610 dagli architetti Scamozzi e Sorella seguendo fedelmente i disegni dell’architetto vicentino e inaugurata, nello stesso anno, dal patriarca Francesco Vendramin.

L’interno è arricchito dalle tele di Jacopo e Domenico Tintoretto, Palma il Giovane, Vittore Carpaccio, Jacopo e Leandro da Bassano, Matteo Ponzone, Sebastiano Ricci e dalle sculture di Girolamo Campagna, Alessandro Vittoria e Niccolò Roccatagliata. Dietro l’altare maggiore si erge lo splendido coro ligneo realizzato da Gaspare Gatti e Albert Van Der Brulle.

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La tradizione colloca intorno all’anno 790 la fondazione della prima chiesa sull’isola, per volere del doge Participazio. Nell’anno 982 l’Isola di San Giorgio venne donata dal doge Tribuno Memmo al monaco benedettino, Giovanni Morosini, che edificò il cenobio e ne fu il primo abate. Grazie alle abbondanti donazioni il monastero crebbe con gli anni a tal punto da divenire uno dei maggiori centri europei in campo teologico, culturale ed artistico.

Nella metà del XVI secolo fu eseguito il refettorio di Andrea Palladio e l’immensa tela che doveva poi ornarlo, le Nozze di Cana di Paolo Veronese. Il suo lavoro riscosse un notevole riconoscimento da parte dei monaci che nel 1565 gli commissionarono la costruzione della nuova chiesa e del secondo chiostro, non a caso conosciuto come “palladiano”. Sfortunatamente il Palladio non riuscì a vedere completate le opere in quanto morì nel 1580. Più avanti, sotto la direzione di Baldassare Longhena, si realizzarono lo scalone d’onore, la nuova facciata del monastero, il noviziato, l’infermeria e la foresteria.

Alla caduta della Repubblica il monastero fu privato delle opere più importanti, fra cui Le Nozze di Cana, ma l’importanza del monastero era ancora tale che nel 1800, durante l’occupazione di Roma da parte dell’esercito francese, vi si tenne il conclave in cui fu eletto papa Pio VII. I cardinali si riunirono nel “Coro notturno” (o “Coro invernale”), dove è tuttora esposta la notevole tela San Giorgio che uccide il drago di Vittore Carpaccio. Nel 1806 il monastero fu soppresso dalle leggi napoleoniche, e molti dei beni rimasti andarono venduti o rubati. Solamente pochi monaci ottennero di restare per amministrare la basilica, mentre il monastero diventava deposito d’armi. Rimase un presidio militare anche sotto i governi dell’Impero austro-ungarico e del Regno d’Italia, andando incontro ad un drammatico deperimento.

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Nel 1951 il conte Vittorio Cini si attivò per la ristrutturazione dell’abbazia con l’istituzione della fondazione in memoria del figlio Giorgio, contribuendo alla definitiva rinascita della comunità benedettina sull’isola.

La Chiesa e alcuni ambienti ad essa adiacenti furono da allora affidati ai monaci benedettini della comunità di Praglia che vi si insediarono nel 1957. Dopo alcuni decenni di autonomia dal 2012 la comunità di San Giorgio è canonicamente una casa dipendente dall’Abbazia di Praglia.